Testa e gradualità: il presidente del consiglio Mario Draghi, dal vertice europeo Social di Oporto, in Portogallo, indica la rotta all’Italia per il ritorno verso la normalità. Nessun passo in avanti: «Io, come credo la maggior parte degli italiani, voglio riaprire, voglio che le persone tornino fuori a divertirsi, a lavorare, a stare insieme ma bisogna farlo in sicurezza, calcolando bene il rischio che si corre», avverte il premier. L’obiettivo resta un graduale ritorno verso le riaperture.
Cade l’obbligo di quarantena per chi arriva dall’estero: dal 15 maggio verrà superata la mini-quarantena per le persone provenienti dai Paesi europei. La decisione è stata adottata al termine di un tavolo tecnico tra il ministro degli Esteri Luigi di Maio e quello della Salute Speranza. L’obiettivo, spiega il titolare della Farnesina, è quello di riaprire ai visitatori di quei Paesi stranieri che hanno raggiunto un alto livello di vaccinazione, allentando alcune misure già da metà maggio. «Stiamo lavorando per superare la mini-quarantena per chi proviene dai Paesi europei, dal Regno Unito e da Israele, se si sarà muniti di tampone negativo, attestato di avvenuta vaccinazione o se si è guariti dal Covid negli ultimi 6 mesi. Stessa cosa per gli Usa, dove verranno potenziati i voli Covid free e da giugno puntiamo a superare la mini quarantena all’arrivo. Inoltre, stiamo provvedendo ad organizzare dei voli Covid free anche per Dubai, dove da ottobre partirà Expo. Continuiamo a lavorare sodo per riaprire in sicurezza», spiega Di Maio.
Resta aperto il capitolo relativo al coprifuoco su cui Draghi non si sbilancia («sentiamo il pavone se dice qualcosa», dice riferendosi all’uccello che si aggira nei giardini del palazzo del vertice) ma lo fanno i leader della maggioranza. Il ministro degli Esteri Di Maio venerdì ha messo il circoletto rosso sulla data del 16 maggio. Non molla la presa però il leader della Lega Matteo Salvini: «Avanti con riaperture e no coprifuoco». Le Regioni chiedono lo slittamento di un’ora: dalle 22 alle 23. Il consiglio dei ministri, che si riunirà a metà settimana, potrebbe accogliere le richieste della Conferenza Stato-Regioni. Da lunedì l’Italia sarà un’unica zona gialla. Solo tre regioni saranno arancioni: Valle d’Aosta, Sardegna e Sicilia. Ma il capo del governo continua a predicare calma e cautela. Tutto è rimandato alla cabina di regia che deciderà sulla base dei dati: «I dati – dice Draghi – sono abbastanza incoraggianti. Il 90 per cento di coloro che han più di 80 anni e più di 90 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, quasi il 70 per cento di quelli che hanno più di 70 anni hanno ricevuto una dose: è molto importante. Dal famoso 26 aprile, il giorno delle riaperture, al 7 maggio il numero di ricoveri in terapia intensiva è calato di oltre il 20 per cento, il tasso di positività è sceso dal 5,8 al 3,2, anche le vittime, sono tante ancora ma sono in forte diminuzione anche grazie alle misure prese. Se l’andamento dovesse continuare in questa direzione, chiaramente la cabina di regia procederà ad altre riaperture».
Draghi insiste su un punto: «Commissione e Parlamento Ue definiscano con la massima rapidità il Green pass per evitare che ogni paese si muova in maniera autonoma sul turismo». Detto fatto. «Il lavoro legale e tecnico sul green pass è in corso con l’obiettivo di essere pronto a giugno. Sul fronte politico, possiamo ambire ad avere un accordo entro questo mese», promette la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Draghi chiede anche più controlli negli aeroporti, «luoghi dove i contagi possono succedere. Questo non vuol dire chiudere: vuol dire riaprire ma farlo con la testa».





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