PORDENONE. Ne usciremo migliori. Una speranza, quella sussurrata di bocca in bocca quando la pandemia si è presentata alle nostre porte, che per alcuni è diventato un impegno. Nonostante le attività di enti e associazioni solidali siano state stravolte dai nuovi bisogni portati dal virus, la generosità dei pordenonesi non è venuta meno, anzi.

Tantissimi, in un modo o nell’altro, hanno sentito la necessità di donare: il proprio tempo, i propri soldi, le proprie competenze. Un’ondata di solidarietà che quest’anno si è tradotta in un aumento di volontari e donazioni per molte delle realtà che hanno vissuto la pandemia in prima linea: dalla Croce rossa alla Protezione civile, passando per la Caritas, la San Vincenzo de’ Paoli e l’Avo. E chi non ha potuto spendersi in prima persona – come l’Auser – non ha rinunciato a dare una mano, agendo lì dove serve: a volte basta una telefonata di conforto a un anziano per fare la differenza.

Abbiamo raccolto alcune delle voci del mondo del volontariato pordenonese: i loro racconti non vogliono e non possono rappresentare un trattato esaustivo, ma offrono uno spaccato di come la Destra Tagliamento abbia saputo reagire al virus.

Non solo con l’ossigeno, non solo con i vaccini, ma anche con il coraggio di mettersi in gioco. E c’è ancora posto per chi ha voglia di dare. 



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