In moto anche nel primo weekend dell’anno, in viaggio verso e da Albenga per andare a catechizzare i nuovi volontari nel Ponente ligure, Mario Furlan comincia anche il 2021 sulla strada.

Com’è iniziato il 2021 dei suoi City Angels?

“In mezzo a cinquanta senza tetto, nel nostro centro d’accoglienza. Dodici mesi fa ne ospitavamo il doppio, ma le regole del distanziamento ci impongono di far così”.

 

 

Cosa vi chiedono i clochard che aiutate?

“Di trovare loro un lavoro. L’ultimo che mi ha fatto questa richiesta è un ex pescatore, si chiama Fedele, genovese, usciva in mare a Sestri Levante. A volte ci riusciamo, attraverso qualche nostra conoscenza: alberghi, ristoranti, bar, imprese. Adesso però è complicato”.

 

E non per cattiva volontà.

“Affatto. Perché non sanno se e quando possono tenere aperto. Per quanto. Anche un cameriere, uno sguattero in cucina, un lavoratore con mansioni umili è un peso”.

 

 

Milano fatica a dar lavoro. E denaro?

“Le donazioni, almeno sotto Natale, si sono mantenute su livelli alti grazie a qualche nostro amico. L’influencer Iaia De Rose ha lanciato messaggi e raccolto migliaia di euro. Il nostro presidente onorario Bruno Bolla, che ha speso per sanificare il centro, per un furgoncino nuovo, per mascherine e disinfettanti. Lo chef Filippo La Mantia ci ha portato da mangiare il 30, poi un frigo e un divano. L’editore Jonathan Falcone è venuto con i panettoni il 31. E tanti ancora ci hanno portato coperte e vestiti. I milanesi si confermano generosi”.

 

Eppure il 2020 li ha messi a dura prova.

“Tutti lo siamo stati. Compresi i City Angels. Ricordo le settimane tra marzo e aprile, quando non conoscevamo il nemico, non si parlava di vaccino, il lockdown ci ha sorpresi tutti. Feci un discorso chiaro ai volontari: chi non se la sente, chi ha parenti anziani a casa, non li tratterrò. Metà di loro disse che aveva troppa paura. L’altra metà ha fatto ogni sforzo per sopperire anche a chi non c’era”.

 

Per strada cosa ha lasciato l’anno terribile?

“Più senzatetto, in tutte e ventidue le città in cui siamo presenti. Più povertà diffuse. Più paure, del virus e purtroppo anche delle cure. E più rabbie e tensioni sociali, anche tra gli stessi clochard. Chi ce l’ha con il governo, chi con l’Europa, gli italiani che dicono che aiutiamo solo i neri, gli stranieri che aiutiamo solo gli italiani”.

 

 

Matteo Salvini, in camicia rossa e basco blu, farebbe solo con gli italiani…

“Spieghiamola, questa cosa. La nostra madrina, Daniela Iavarone, amica di Salvini da trent’anni, lo invita a portare pacchi ai bisognosi.

Non sapeva del fotografo e dei social. Io, comunque, avrei evitato. A un certo punto cominciano ad arrivarmi messaggi di insulti: da sinistra ci danno dei venduti, dei razzisti, i 49 milioni. Storace, sul Tempo, si inventa un mio passato nel Fronte della Gioventù. Da destra ci danno dei comunisti. A noi, che siamo sempre stati apolitici”.

 

E che slogan come “prima gli italiani” non li avete mai pronunciati.

“Infatti. Per noi è una bestemmia. Partecipiamo alle preghiere interreligiose, abbiamo ricevuto solidarietà dalla Comunità ebraica, dal Giardino dei Giusti, dall’Anpi. E dal sindaco Sala, devo dire. Peggio per quegli hater che hanno parlato senza sapere”.

 

A chi chiede motivi di speranza per il 2021, cosa risponde?

“Che tutto passa. Che ci sarà una ripresa. Che non può piovere per sempre e, soprattutto, ci sarà un vaccino. Tutti”.

 

E al nuovo sindaco, eletto quest’anno, cosa chiede?

“Due cose. Attenzione al sociale e apertura ad aziende ed imprese, meno burocrazia per ripartire tutti”.

 

Ha un obiettivo?

“Quello che mi ha proposto la mia amica Lina Sotis. Una sede dei City Angels in ogni quartiere, magari in collaborazione con le parrocchie. È un bel sogno da realizzare”.



Link all’articolo originale