Considerazioni elementari, ma non autoevidenti soprattutto oggi, dove l’unico orientamento certo sembra essere quello del «disastro di civiltà» e del «senso apparentemente euforico di un transumanismo che crea un uomo aumentato, quando il problema fondamentale dell’umanità in questo stadio critico e trasformatore della propria avventura» è, invece, quello di ricomporre il legame spezzato con la fraternità. Ma è proprio nel sapere implicito di quelle comunità di pratica e di valori che, per convenienza e abitudine all’approssimazione chiamiamo “società civile”, che va cercata la risposta.

La fraternità affettiva, matrice e fonte delle solidarietà sociali, nella lettura di Morin, deve sapersi trasformare: da «mezzo per resistere alla crudeltà del mondo deve divenire scopo, senza smettere di essere mezzo». Lo scopo di questa fraternitas-communitas non è un burocratico termine ad quem, una scadenza oltre la quale tutto è dato o non dato. Lo scopo è dies a quo, punto comune da cui incessantemente ricominciare.

La fraternità, in questa chiave, è «un cammino» e un destino. Un nuovo mindset per una società civile non gregaria né parassitaria. Un processo, non una (modesta) presa di potere tramite occupazione di spazi. Perché, spiega Morin, «ripetiamolo senza posa: tutto ciò che si rigenera, degenera: vale anche per la fraternità, ma questo la rende ancor più preziosa, fragile come la coscienza, fragile come l’amore la cui forza è tuttavia inaudita».

Questa fraternità sembra infine coincidere con quella che lo stesso Morin altrove ha chiamato comunità di destino, ovvero coscienza e consapevolezza di un legame comune e di una comune appartenenza alla Terra.

«Comunità di destino», ha spiegato in tempi non sospetti Morin, «è la coscienza di appartenere ad una Patria più grande di tutte le altre che non è la negazione di tutte le altre, ma è la Terra-Patria. Sentirsi una comunità di destino significa avere una coscienza planetaria, ossia divenire consapevoli che siamo tutti figli di questa Patria, siamo fratelli e sorelle di questa Patria» [3]

Note

[1] Cfr. Martin Novak, Supercooperatori. Altruismo ed evoluzione: perchè abbiamo bisogno l’uno dell’altro, Codice edizioni, Genova 2012.

[2] Pëtr Kropotkin, Il mutuo appoggio. Un fattore dell’evoluzione, a cura di Giacomo Borella, Eleuthera, Milano 2020.

[3] Edgar Morin – Cristina Pasqualini, ”Ri-scoprirsi identità connesse”, Studi di sociologia, 4 (2005), p. 416.



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