IL CASO
PADOVA La gentilezza ai tempi del Coronavirus diventa «virale» sul web, trasformandosi in un anticorpo capace di aiutare le persone a combattere la paura. Un racconto pubblicato dal chirurgo Enrico Gringeri ha ricevuto oltre un migliaio di apprezzamenti e condivisioni su Facebook.
Con poche parole il medico descrive un episodio accaduto alla fine di settembre in Azienda ospedaliera, al termine di un pesante turno in sala operatoria. Professore associato di chirurgia generale, Gringeri è specializzato in chirurgia epatobiliare e trapianti di fegato. «E’ venerdì sera, da poco sono passate le 20 scrive -. Fuori c’è ancora un raggio di luce e incredibilmente ho quasi concluso, con anticipo, la mia giornata lavorativa. Si va a casa! Squilla il telefono. E’ il medico di guardia che mi dice: professore dovrebbe venire a vedere il paziente trapiantato la scorsa settimana. Cambio programma. Si va in sala! L’intervento va bene. Un piccolo incidente di percorso».
Pochi istanti dopo tutto cambia. «Esco dalla sala operatoria, mi viene incontro una donna minuta continua il racconto -. E’ la moglie. Con le mani giunte e il capo chino e con un filo di voce mi dice: scusi professore, le chiedo scusa. Io sorpreso rimango davanti a lei come un cretino. Spiazzato, paralizzato, imbarazzato. Questa cosa non l’avevo mai sentita. Questa cosa non l’avevo mai studiata sui libri. Non mi era mai capitato. Sì, voglio dire, mi è capitato di ricevere ringraziamenti, elogi, riconoscenza ma scuse mai».
Il gesto di gentilezza della moglie del paziente stupisce lo specialista. «Ma di cosa signora? Sono le uniche banali parole che riesco a dire. E lei mi risponde: devo chiedere scusa a lei e ai suoi colleghi, perché avete una famiglia, avete chi vi aspetta a casa e siete rimasti qui a prendervi cura di mio marito. Ho un nodo alla gola, vorrei abbracciarla ma questo maledetto virus ci ha imposto di mantenere le distanze. Vorrei dirle tante cose, ma non ci riesco. Cerco di rimanere distaccato, anche se non fa parte del mio carattere. E allora dico solo: Eugenio (nome di fantasia) sta bene, è fuori pericolo, presto tornerà a casa. Lei si scioglie in un pianto». L’episodio ha fatto breccia nel cuore del popolo del web, centinaia i commenti positivi che lasciano intravedere il bisogno di speranza. In un momento così difficile come quello della pandemia, durante il quale le persone sono costrette alla distanza per scongiurare il contagio, la gentilezza unisce anche da remoto. «Oggi la gentilezza, l’umiltà, il saper chiedere scusa e anche il grazie ci sembrano un miraggio commenta Deborah -. In un mondo così sotto sopra, queste cose vanno dette, vanno fatte. Dobbiamo elogiare la gentilezza perché tutto il resto è una mattanza. C’è chi perché invidioso dell’altrui felicità, anziché gioire, uccide. Esaltiamo il bello, promuoviamo le gentilezza e non vergogniamoci di mostrare il cuore». In molti si riconoscono nella testimonianza lasciata dal chirurgo. «Ricordo che mi rispondeva alle quattro del mattino scrive Rosalia – ricordo che quel messaggio sul cellulare era l’unica luce in quel tunnel buio. Quando dicevo a mio padre il professore mi ha risposto gli si illuminavano gli occhi, gli si riempivano di speranza, la stessa che alla fine se l’è portato via. È bello in mezzo a tanto dolore ricordare che c’era un professore sempre attento, acuto, sensibile, umano».
Elisa Fais
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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