Siate gentili, che vi fa bene. Perché, se è vero che il nostro Dna è per lo più immutabile, ci sono alcune aree, chiamate telomeri (gli indicatori dell’invecchiamento cellulare e, per estensione, di quanto ci resta da vivere) che vengono fortemente influenzate dal nostro stile di vita. Attenzione però: la lunghezza dei telomeri cambia da individuo a individuo e quelli delle donne e degli africani sono in media più lunghi. E se è ormai ovvio che pratiche come non fumare, seguire una dieta sana, fare attività fisica e praticare meditazione proteggono i telomeri, migliorando la salute generale e la longevità, meno scontata è la scoperta degli effetti positivi della gentilezza e dell’ottimismo.

«Analizzando il DNA – ci spiega la professoressa di Harvard Immacolata De Vivo, che il 17 ottobre sarà al KUM! Festival di Ancona – abbiamo visto che le persone gentili, quelle che perdonano gli altri ed esprimono gratitudine, hanno telomeri più lunghi». La spiegazione scientifica è più semplice di quanto si può pensare: atteggiamenti positivi contrastano l’infiammazione e lo stress ossidativo che accorciano ulteriormente i telomeri e accelerano l’insorgenza di malattie croniche come diabete, cancro, malattie cardiovascolari, demenza e anche Alzheimer. Quindi viva l’ottimismo, come spiega De Vivo nel saggio (Mondadori) scritto con Daniel Lumera, «Biologia della gentilezza».

«Il nostro libro evidenzia attraverso studi scientifici i benefici dell’essere amabili – in tutte le sue manifestazioni: altruismo, compassione, empatia, generosità – in relazione a varie patologie. Nei malati di cancro, per esempio, migliorano le risposte alle cure. La gentilezza può aiutare anche in caso di ansia fobica e soprattutto prevenire le malattie cardiovascolari, abbassando l’ipertensione e tendendo sotto controllo i livelli di stress, fondamentale soprattutto nei pazienti a rischio ictus».

Urge allora allenarsi a essere gentili. «Sì può iniziare da bambini, ma non è mai troppo tardi per imparare la gentilezza, che si manifesta in molte forme. Fondamentalmente, per me, è prendersi cura degli altri sia con parole sia con azioni. Basta anche un semplice sorriso. Di contro, emozioni come ansia, rabbia, paura attivano lo stress e sono particolarmente dannose, se diventano croniche. Il perdono ha il maggiore potenziale in assoluto nell’attivare effetti positivi. Nei nostri studi abbiamo visto che si può associare a una diminuzione di depressione, ansia, ostilità, dipendenza e pure dolore».

La ricerche di De Vivo hanno coinvolto a un certo punto anche due astronauti, gemelli monozigoti e biologicamente identici, Scott e Mark Kelly: uno rimasto sulla Terra, l’altro in  orbita. «Quello che posso dire sulla base della mia straordinaria opportunità di lavorare con i colleghi della Nasa è che gli esseri umani non sono pronti a vivere nello spazio a lungo, perché questo richiede una fatica enorme per l’organismo e ha forti ricadute sulla salute. Uno dei risultati più sorprendenti è stato, appunto, l’effetto sui telomeri. L’astronauta ha allungato i suoi telomeri mentre era nello spazio, ma dopo il ritorno sulla Terra si sono di nuovo accorciati».

Anche l’ottimismo, insomma, può poco nello spazio. Ma pure da noi, sul pianeta Terra, ultimamente i benefici del pensiero positivo a tutti i costi vengono messi sempre più spesso in discussione e, in alcuni casi, porterebbero a una perdita di oggettività e addirittura al rischio di un graduale allontanamento dalla realtà. «Uno dei miei motti è: tutto con moderazione. Un personaggio famoso, una volta, disse che anche l’amore di una madre può essere letale. Insomma, la dose determina il veleno. La psicologia positiva ha dimostrato di accrescere indicatori come pressione sanguigna, benessere emotivo, comportamenti sani. Come ogni cosa, la psicologia positiva non dovrebbe essere eccessiva da arrivare a distorcere la realtà». Gentilezza e moderazione, la ricetta perfetta.



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