In realtà, come testimoniano le cronache di tutti i giorni, dietro i bersagli degli «haters» non ci sono figurine Panini ma persone in carne e ossa che spesso ne rimangono vittima, fino ai casi limite del suicidio. Mengoni e Scotti hanno giustamente citato gli articoli 3 e 21 della Costituzione, quello che sancisce l’eguaglianza sostanziale tra cittadini, rimuovendone gli ostacoli, e quello sulla libertà di comunicazione che i giornalisti devono sapere quasi a memoria per sostenere l’esame che li abilita alla professione. Ma libertà di parola non significa dire qualunque cosa, perché i propri diritti, come il mare sugli scogli, si infrangono su quelli degli altri.

In questo senso una tastiera può essere un’arma micidiale. Per questo va usata con umanità. Non esistono luoghi od occasioni, nemmeno nel cyberspazio, dove è possibile offendere una persona. L’umanità, il rispetto, il senso della dignità, non prevede zone franche. E con l’esplodere dei social, che permettono a chiunque di esprimere il proprio pensiero senza limiti, questa responsabilità riguarda tutti, non soltanto i comunicatori. Un tema fondamentale sul quale, ieri, si è soffermato anche Papa Francesco nella sua intervista in diretta alla trasmissione di Fabio Fazio «Che tempo che fa».





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