Il cantautore arriva sul palco dell’Ariston con “Santa Marinella” e nella serata delle cover omaggerà Jovanotti

Fulminacci, a Sanremo per cantare l’empatia

Genova – Fulminacci è vento fresco per il cantautorato italiano. Romano, classe 1997, dopo la vittoria di una Targa Tenco a Sanremo, rivede il suo destino passare per l’Ariston dove porterà in gara fra i Big il brano “Santa Marinella”. Una storia d’amore raccontata con un’empatia e una fame di vita che sono antidoti al disgregarsi dei sentimenti più puri e sinceri.

Da dove nasce “Santa Marinella”?

«È un brano che ho scritto due anni fa. Nasce dal racconto di un mio amico che ha vissuto una storia d’amore importante. Me la raccontava giorno dopo giorno e anche io ho iniziato ad appassionarmi al suo sviluppo. Mi è venuto naturale, a un certo punto, trasformarla in una canzone. Ho fatto finta che quella storia, in qualche modo, fosse mia. Perché penso che in realtà sia stato così: non l’ho vissuta, ma è come se lo avessi fatto».

L’immedesimazione fa parte del suo iter per fare musica?

«È qualche cosa di nuovo. Di solito per scrivere una canzone parto da me, dal quello che mi succede o da quello che penso. Invece per questo brano sono entrato nei vestiti e nella mente di qualcun altro. È un allenamento che fa bene, farebbe bene a tutti. Quando partiamo da noi abbiamo una capacità di analisi molto puntuale, mentre se entriamo in empatia con il prossimo, viene richiesto uno sforzo ulteriore».

Forse non è un caso che abbia deciso di cantarla in un momento come questo.

«Anche io ho fatto questa riflessione. Il pezzo, come detto, ha due anni, però inconsciamente ho pensato fosse giusto portarlo sul palco dell’Ariston oggi. I rapporti umani sono stati messi a dura prova e spesso l’empatia scompare o rimane schiacciata sotto il peso della superficialità. Ascoltare e capire i sentimenti di chi abbiamo accanto, io l’ho fatto con un amico, è tutt’altro che banale».

Perché, per la serata della cover, ha scelto “Penso positivo” di Jovanotti?

«Rappresenta l’altra mia anima. In gara ho portato un pezzo molto classico come arrangiamento e armonia. “Penso positivo” invece è un’esplosione di suoni e di parole veloci. Ha groove, è divertente e sfrutta al massimo l’orchestra».

Con lei ci saranno Roy Paci e Valerio Lundini.

«Sarà una performance molto particolare. La scelta di Roy è evidente: il pezzo di Jova ha una parte importante di fiati, la sua tromba lo impreziosirà. Lundini oggi è una delle personalità più innovative legate all’intrattenimento che abbiamo in Italia».

Il suo album “La vita veramente” ha vinto una Targa Tenco ed è una delle migliori opere prime uscite negli ultimi anni. Ora Sanremo. Sta metabolizzando?

«No. Mi sono tolto grandi soddisfazioni, ma ho suonato molto meno di quello che avrei voluto. Ho raccolto quanto seminato, ma dalla mia stanzetta dove ero confinato a causa della pandemia. Sanremo è arrivato quasi senza che me ne accorgessi».

Sogniamo: lei è il direttore artistico di Sanremo. Chi invita?

«Mi piacerebbe fosse in vita Dalla per chiedergli di partecipare. Chiamerei anche De Gregori, ma so già che mi direbbe di no. Come ospiti internazionali Paul McCartney ed Elton John».

Ci sarà un nuovo album?

«Uscirà subito dopo il Festival: dieci canzoni “schizofreniche” in cui ci saranno tanti e diversi aspetti del mio fare musica».

Per lei Sanremo è…?

«Io, con la mia famiglia, davanti alla tv. Sono sempre stato fan. Un po’ come i mondiali di calcio: li guardi perché uniscono e fanno parte della nostra storia». 



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