Un’altra giornata chiuso fra quattro mura. Per me poi la detenzione è più lunga, considerando che di notte sogno sempre d’essere sveglio.

Proprio io che per il mio lavoro di agente di commercio ho percorso milioni di chilometri, addirittura ho scritto un libro, si chiama ‘L’Isola sulla Terra‘, e narra storie salentine di un periodo che va dal 1933 al 2008. Vi chiederete perché Isola sulla Terra, un’isola non è forse in mezzo al mare, o a delle acque?

E vi rispondo: è un’isola ipotetica che rappresenta la mia vita fatta dai miei ricordi. Ognuno di voi ha la sua isola, il quartiere dove è nato se è in una grande città, un paese intero se è una piccola entità.

Prendendo dai miei ricordi i piccoli paesi, vie intere o una singola casa, una piazza, un castello, bar, osteria, chiesa, ecc, ecc, insomma parti di territorio legate a fatti e avvenimenti, ho fatto nascere Scarfagnano, situata fra Gallipoli e Casarano, una cittadina popolata con tutte le persone care conosciute, pure quelle meno simpatiche, gli amici con i quali ci scappava la partita a scopa o a tressette. Spesso le partite s’interrompevano nel momento in cui il barbiere, il salumiere, il farmacista, o il solito nullafacente, sempre disponibile, attaccava a ‘cuntare li cunti’, storie piccanti, sarcastiche, di spasso, ed ogni storia finiva con la solita frase …. ‘E t’aggiu cuntatu lu cuntu’.

Quindi immaginate il pensionato Edoardo, venuto ad abitare in un bel paese a circa tre chilometri da Lecce, Lizzanello, se non si fosse messo a girare, per vedere, conoscere. Ci abito da otto anni, oramai sono noto a tutti. Amo parlare con le persone e ho tanti amici. Via via ve li presenterò in queste cronache dal Pianeta.

Anzi comincio da quando una mattina, trovandomi a passare, nei pressi della chiesa di San Lorenzo, una anziana e robusta signora, che procedeva a piedi, tenendo una bicicletta per mano, quindi non per pedalarci, bensì come appoggio per trasportare una eventuale spesa giornaliera, mi chiese gentilmente: ‘Scusa, ma ssignuria sinti lu parroco de Lizzanellu’?

– ‘No, signora’

– ‘Però sinti parroco lo stesso, no?’

– ‘Mi dispiace signora, no, non sono un parroco’.

– ‘Da come vai vestito pari nu parroco’.

Ripensandoci, aveva ragione. Per andare in giro avevo messo sopra ai jeans, ed i preti li indossano pure loro, un girocollo blu che copriva una polo bianca, dando l’idea del collarino dei sacerdoti. Su tutto una sorta di casacca impermeabile blu, con cappuccio, lunga quasi sino al ginocchio, quindi potevo giustamente essere scambiato per un sacerdote.

Proseguendo più in là, passando davanti al quattrocentesco Palazzo Baronale dei Paladini, ho visto sull’altro lato della strada un “ Vendesi “ sul portone d’un palazzotto antico. Mi sono fermato e ho guardato attentamente. Nel frattempo era arrivata una anziana signora che si aiutava a camminare con un bastone.

E mi disse: ‘Si vende, alle sue spalle c’è un giardino con frutteto lungo almeno 100 metri’.

E io: ‘Ma la casa avrà bisogno di essere rimessa a nuovo, mi pare malandata’.

E lei: ‘Certo è vecchia, ma grande, e sotto c’è un androne che finisce nel giardino’.

E io: ‘Se avessi i soldi …..’

E lei: ‘Mannaggia alli muerti de li sordi, se l’hannu futtuti tutti. Buona giornata a ssignuria’.

E io: ‘Altrettanto’.



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