Una conseguenza del periodo di pandemia, che stiamo vivendo ormai da più di un anno, è sicuramente il rafforzarsi della coscienza sociale. Trovandoci a contatto con la sofferenza di chi ci circonda si è infatti risvegliato in tutti noi quell’istinto che ci impone di dare una mano. Di fare insomma, almeno nel nostro piccolo, qualcosa per aiutare il prossimo. Ecco perché, nell’ultimo periodo, molti stanno parlando di donazione del plasma. Ma vediamo insieme perché tutti dovremmo fare questo gesto d’altruismo per aiutare il prossimo.

Ma che cos’è esattamente la donazione di plasma?

La donazione del plasma, o plasmaferesi, va differenziata dalla normale donazione del sangue. Durante quest’ultima infatti il sangue prelevato viene direttamente conservato in una sacca. Mentre nella plasmaferesi il sangue viene fatto passare per un macchinario che filtra la parte liquida (il plasma) dalla parte corpuscolare (i globuli rossi). Le cellule vengono poi reimmesse nell’organismo evitando così di influire sui livelli di emoglobina e ferro. Il plasma quindi non è altro che la parte liquida del sangue, composta dal 92% di acqua e per il restante 8% da proteine e altri elementi organici.

E perché può salvare delle vite?

Questo prezioso composto ha molteplici utilizzi, viene ad esempio usato per creare farmaci salvavita. Questi sono utilizzati da pazienti che soffrono di particolari deficit di una o più molecole contenute nel plasma, come ad esempio per chi soffre di emofilia. Una malattia molto diffusa che rende il sangue estremamente fluido e non permette la normale coagulazione, esponendo così il malato al costante rischio di emorragia. O ancora un altro grande utilizzo del plasma è attraverso la trasfusione diretta. Una pratica che aiuta a trattare malattie autoimmuni, complicazioni derivate da alcuni tipi di tumore o anche per lenire gravi casi di avvelenamento e ustione.

Data quindi l’importanza di questo tipo di donazione, non è difficile capire perché tutti dovremmo fare questo gesto d’altruismo per aiutare il prossimo.

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