Ricerca, durante pandemia più stress e solitudine, ma anche più altruismo

Stress3ROMA, 27 set. – In base a i risultati di una ricerca, in Italia durante la pandemia si è registrato un aumento di stress, rabbia e solitudine ma è emersa anche una maggiore disposizione a comportamenti altruistici.

Lo studio “Collaborative Outcomes study on Health and Functioning during Infection Times” (COH-FIT) attivo in tutti i continenti, supportato dalle maggiori società psichiatriche nazionali e internazionali, coinvolge oltre 200 ricercatori ed è guidato da Marco Solmi, medico e psichiatra del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova.

Si tratta di un questionario anonimo tradotto in 30 lingue pensato per bambini adolescenti e adulti. Ad oggi ha già analizzato quasi 95.000 risposte in oltre 100 paesi e la raccolta dati è ancora attiva per i prossimi mesi. In particolare è di fondamentale importanza – dice Marco Solmi – raccogliere i dati ora vista la riapertura delle scuole. Invito tutti quindi a partecipare visitando il sito www.coh-fit.com”.

In Italia hanno partecipato per la maggior parte persone tra i 26 e i 56 anni, significativamente più donne (3/4) che uomini (1/4), senza alcuna differenza nell’età media tra i due generi.

I risultati preliminari nella popolazione italiana, circa 10.000 partecipanti, mostrano che stress, solitudine e rabbia sono aumentati durante la pandemia nella popolazione generale, ma che lo sono anche i comportamenti altruistici. Lo stress – sottolinea Solmi – ha colpito in particolare le donne e gli anziani, mentre sia solitudine che rabbia hanno segnato in particolare le donne e i giovani. D’altro canto i comportamenti altruistici invece sono aumentati in tutta la popolazione. Oltre la metà della popolazione è rimasta soddisfatta delle scelte governative e la soddisfazione è risultata particolarmente elevata negli anziani. Oltre 4/5 della popolazione ha aumentato il tempo trascorso sui media, in particolare donne e giovani. Tra le strategie di coping (strategie di adattamento) più efficaci – conclude Solmi – sono stati descritti i contatti diretti (ove possibile), l’esercizio fisico (queste due attività sono le più importanti in tutte le età) e l’utilizzo di Internet. Tra le altre strategie di adattamento quello di informarsi sulla pandemia di COVID-19, le interazioni sociali via media/remoto, lo studiare o imparare qualcosa di nuovo, il lavorare sul posto o da casa, l’utilizzo dei media, il trascorrere del tempo con un animale domestico, e l’intimità fisica/attività sessuale (questa più negli uomini)”.

Il Collaborative Outcomes study on Health and Functioning during Infection Times (COH-FIT) – spiega Unipd – è un grande progetto internazionale sotto forma di questionario, indirizzato a tutta la popolazione dei Paesi interessati dalla pandemia di COVID-19. Il progetto coinvolge più di 200 ricercatori in più di 40 Paesi, ma è aperto a chiunque nel mondo, ed è stato sostenuto da numerose organizzazioni professionali nazionali ed internazionali.

COH-FIT ( https://www.coh-fit.com) mira ad identificare i fattori di rischio e protettivi modificabili e non modificabili, che serviranno a sviluppare programmi di prevenzione e di intervento per l’intera popolazione e per sottogruppi più vulnerabili, da applicare durante la pandemia di COVID-19 e durante altre pandemie se dovessero presentarsi. Il questionario raccoglie informazioni demografiche, sullo stato socioeconomico, sulla salute fisica e mentale, sul benessere percepito, fattori emotivi/psicologici, comportamentali ed ambientali, possibilità di accesso alle cure, aderenza alle terapie, telemedicina, opinioni personali rispetto alle misure adottate in risposta alla pandemia e strategie di adattamento individuali.

(askanews)

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