Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto una corona all’Altare della Patria in occasione della festa del 2 giugno. Quindi il passaggio delle frecce tricolori. Il capo dello Stato dopo la cerimonia si recherà a Codogno dove incontrerà le autorità locali presso il municipio.

“Cari Prefetti, nel 74° anniversario della fondazione della Repubblica rivolgo a voi – e, per il vostro tramite, agli amministratori locali e a tutti coloro che ricoprono pubbliche funzioni – l’augurio più sincero affinchè questa data sia occasione per ciascuno di una rinnovata riflessione sui valori fondativi repubblicani”. Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio ai Prefetti d’Italia, in occasione della Festa della Repubblica. “La ricorrenza del 2 giugno coincide quest’anno con un momento particolarmente difficile per il Paese, che si avvia alla ripresa dopo la fase più drammatica dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Le dimensioni e la gravità della crisi, l’impatto che essa ha avuto su ogni aspetto della vita quotidiana, il dolore che ha pervaso le comunità colpite dalla perdita improvvisa di tante persone care, hanno richiesto a tutti uno sforzo straordinario, anche sul piano emotivo – scrive Mattarella -. L’eccezionalità della situazione ha determinato difficoltà mai sperimentate nella storia della Repubblica, ponendo a tutti i livelli di governo una continua domanda di unità, responsabilità e coesione”.

“Ringraziamo il Presidente Mattarella per le parole che ha rivolto agli operatori della Sanità impegnati nella lotta a COVID in occasione del 2 giugno e lo ringraziamo anche per aver voluto accanto a sè e al ministro della Difesa Guerini, a rendere omaggio al Milite ignoto, i professionisti della Sanità rappresentati delle Federazioni che raccolgono le professioni sanitarie”. Lo dice Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, la più numerosa d’Italia con i suoi oltre 450mila iscritti. “Per noi è un impegno che nasce nello stesso momento in cui abbiamo scelto il nostro lavoro – aggiunge Mangiacavalli -. Ma questa pandemia ha assunto dimensioni così gravi che hanno messo in evidenza altri aspetti della nostra professione, diversi da quelli che tutti sono abituati a vedere: la vicinanza, la prossimità, la relazione con i pazienti altrimenti del tutto soli. Un nuovo modo di assistere, familiare e peculiare per gli infermieri, che si affianca alla clinica e all’assistenza”. “E’ un privilegio che la nostra professione ha – conclude – quello di relazionarsi con la persona assistita, con gli altri colleghi, con le altre professioni, con gli enti di governo. Il valore fondamentale della nostra professione è la relazione con l’altro. Ed essere tutti vicini per ricordare chi ha difeso tanti anni fa la nostra nazione e oggi, come noi e i nostri colleghi, combatte ancora contro un nemico che ha messo in pericolo il valore fondamentale per tutti della salute, è la manifestazione più alta di questo privilegio”.

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